Avete mai pensato ai vostri capelli come ad un abito? O come ad un accessorio capace di distinguervi dalla massa rendendovi diversi e unici nel vostro modo di essere e di proporvi?
Ciascuno di noi ha bisogno di aderire, in qualche modo, ad un codice di riconoscimento condiviso: è la conditio sine qua non per il nostro essere sociali. I capelli, così come le barbe, incorniciano il volto dell’umanità e sono l’unico abito naturale che abbiamo, abiti che ci fanno star bene con noi stessi e che ci rendono riconoscibili agli altri. I capelli “a volte abiti a volte accessori” significherà che la natura ci ha consegnato materia per esprimerci e per rappresentarci.
Lo stile non è altro che la nostra firma nel rappresentarci, nel confrontarci con gli altri.
Non è un caso se la rappresentazione del sé passa attraverso la riconoscibilità mediatica, il riconoscimento sociale. Le clienti chiedono “il taglio alla Jessica Alba” e non il bob. Ecco che allora la Pogonologia, il visagismo servono come riferimenti non come accademie del fare.
Piacere a se stessi e adeguarsi alle regole sociali … adeguarsi alle regole sociali per piacere a se stessi: dov’è il confine fra edonismo, star bene e vivere nel piacere, e consumismo, pulsione che ci conduce a un simile risultato come la realtà reale o quella virtuale?
Essere anticonformista o conformista è banale perché le regole sono solo sociali e quando ci si mette due scarpe di colore diverso non saprai mai se si era incapace di metterne due di uguale colore ma, di certo si genera un nuovo approccio che nel breve diventa edonismo consumistico.
Eclettismo significa Eligere, eleganza, eleggere, ossia scegliere. La scelta nasce dal sapere, sia esso culturale che istintuale, l’agire fa si che le cose si compiano e queste diventano stile, con adepti o detrattori.
L’uomo è perfettamente imperfetto e nella sua ricercatezza di perfezione si frustra, mentre l’idea di accuratezza fa sì che nell’imperfezione ABITI il piacere del darsi attenzioni e la qualità del come lo fa determinerà il suo stile.
Se potessi legiferare, direi che la costruzione dei parametri sociali di bello e brutto andrebbe abolita: piacere di essere e, se la natura si è solo occupata e preoccupata del sano o meno, forse dovremmo accogliere questo insegnamento come valore di stile, ossia dedicarsi allo star bene e come regola di bon ton e buon senso.
L’attirar attenzione su di se è fisiologico per la procreazione, alterare le regole del richiamo con imbellettamenti non sempre necessari ha generato confusioni o per meglio dire, il costante e iper veloce cambiamento delle regole di decodifica rendono difficoltosa la scelta dell’essere essere umani e non strumenti.
Gli attori di teatro greco (come tutti gli altri) usavano coprirsi con parrucche e barbe finte, spesso per impersonare chi non erano, oggi dove la possibilità è sdoganata e il gusto è condivisibile, potersi riprendere NOI maschi il piacere di piacere e non perché ci “vestiamo” in maniera impeccabile, ma perché facciamo scelte e, come ho già detto, scelta è eligere e eligere è eleganza.